04 maggio 2013

BOLLYWOODART : MANIFESTI E IMMAGINI DEL CINEMA HINDI


Gli sfavillanti manifesti di Bollywood sono il riflesso dell’ossessione cinematografica del popolo indiano, e ancora di più degli abitanti di Mumbai, per i quali incontrare ovunque colorati poster giganteschi equivale ad un punto fermo e a un’abitudine quotidiana.

Simbolo della sfaccettata metropoli del cinema, che orfana dei suoi divi non sarebbe più la stessa, i poster sono una seduzione visiva oltre che una capillare azione pubblicitaria, una tradizione sublime che trova la sua massima espressione proprio nel cinema commerciale, un’arte antica e affascinante che segue l’evoluzione della storia del cinema.
Lontano dalla nuova era dei trailers, di internet e di You Tube un bel poster  era in grado di influenzare pesantemente la buona riuscita di un film. Il lavoro degli ideatori era, sulla base spesso di informazioni frammentarie, quella di trovare immagini che potessero suggerire il contenuto della storia e renderlo appetitoso, spingendo il pubblico ad acquistare biglietti per l’intensità degli sguardi, dell’azione e del dramma promessi o della bellezza provocante dell’eroina.
Appena i colori dipinti andavano svanendo sotto il solo cocente o la pioggia torrenziale, era già ora di rimuovere il vecchio cartellone per lasciar spazio al nuovo. Nella storia dell’arte delle locandine indiane i nomi degli artisti sono andati lentamente svanendo e quello che ci resta oggi sono solo pochi originali, qualche riproduzione e alcuni manuali. Anche il pittore MF Husain all’inizio della sua carriera si è dedicato alla creazione di numerosi poster cinematografici e anche film oggi dimenticati e persi nell’archivio dei ricordi hanno scatenato la curiosità e sono stati ripescati perché le loro immagini sono di una bellezza sublime.
Raj Kapoor è stato un vero trend setter anche nell’universo delle locandine, l’abbraccio tra il regista e la sua attrice prediletta Nargis in Barsaat  ispirò molti altri poster nel corso degli anni. L’Età D’Oro del cinema hindi ci ha lasciato un ricchissimo bagaglio artistico, i manifesti dei film noir diretti da Raj Khosla sono delle piccole meraviglie, così come gli sguardi di Waheeda Rehman e le pose sensuali delle intriganti femme fatale dei suspance movies in bianco e nero diretti da Guru Dutt. Alcuni titoli esasperavano la promessa erotica nelle loro locandine sapendo che poi nella pellicola avrebbero dovuto frenarsi per timore della censura, Madhubala viene ritratta con la sigaretta in bocca nel poster di Howrah Bridge mentre nel film appare più composta e abbottonata. Questa tendenza si accentua negli Anni Sessanta, e soprattutto sulle locandine di alcuni film il cui protagonista è Shammi Kapoor, come An Evening in Paris, per il quale vengono dipinti bikini o mezzi busti di statue in topless, o i poster di Junglee, che ostentano gambe chilometriche e le scollature procaci di Helen.
Gradualmente alla pittura si aggiungono dettagli fotografici, pressbook e manifesti propongono una nuova estetica, il modello sketch o collage, un fondo monocolore (soprattutto tinte pastello) abbinato a disegni a matita o foto in bianco e nero estratte dal film. Bellissimi anche i dipinti in acquerello, ahimè rari, come quelli di  Aasha e di Kashmir ki Kali.
Tra i poster più interessanti ci sono sicuramente le crime story, quelli che richiedono uno sforzo creativo maggiore ma che concedono il risultato più appagante. In questo caso il compito diventa ben più difficile e cioè in una sola immagine veniva simulata l’azione (che a volte si spinge ai limiti della brutalità e della sofferenza) , bloccando e congelandoqualcosa che presume movimento e sorpresa. Occhi sgranati, sangue e pistole, soprattutto negli Anni Settanta l’espressività dei ritratti divenne estrema, netta la divisione tra il bene e il male, l’eroe e il suo oppositore devono essere chiaramente visibili già dalla locandina, esplodono la rabbia dell’Angry young man e la perfidia del villain (spesso rappresentato con colori alterati, la sua pelle può diventare rossa, verde o blu) Il primo scontro avviene nel poster, e se funziona, nei cinema si staccheranno più biglietti.
Gli anni Ottanta ripropongono graficamente la febbre della disco, intervallano foto a disegni, classicità a modernità, si ispirano al passato, dal romanticismo dei Cinquanta alla rabbia dei Settanta, aggiungendo effetti che simulano le luci della pista da ballo o elementi eccentrici e oscuri, predomina in questa fase la presenza maschile e gli attori iniziano a farsi ritrarre a torso nudo, richiamando alla memoria i forzuti eroi dei vecchi film. Nel decennio successivo la locandina pittorica invece sparisce dal mercato e la ricerca di modernità spinge in un angolo quest’arte del passato. Alcuni poster, come quello pensato per la campagna pubblicitaria di Darr, propongono qualcosa che sta a metà tra le nuove tendenze e la tradizione, il tutto condito da un espressionismo estremo che richiama le pellicole degli Angry Years. Nel 2002 le locandine di Devdas riportano alla memoria i fasti dei grandi film epici e gli splendidi ritratti di Aishwarya Rai, Shahrukh Khan e Madhuri Dixit sfidano la ricercata bellezza delle immagini di Mughal e Azam.
Il punto di partenza è scegliere cosa omettere e cosa evidenziare. Se puntare alla melanconia o al romanticismo, se unire i protagonisti in un abbraccio (Silsila) o dividerli nelle avversità (Kati Patang), se puntare sulla simulazione di una scena chiave (Pakeezah) , su un solo personaggio (Mother India, Umrao Jaan) o un’ espressione (Kaala Patthar) o addirittura tentare la via del riassunto generale, cercando di includere quante più scene possibili in un solo poster (Kabhie Kabhie, Jab Pyaar Kisise hota Hai).
Un discorso a parte meritano le locandine ideate nel corso degli anni per il genere horror e per l’epica mitologica, queste due tipologie di lungometraggi hanno scatenato la più sfrenata creatività concedendo piena libertà di immaginazione, slegando l’artista da ogni limite razionale. Nei poster dei film dell’orrore regna l’eccesso, la giustapposizione selvaggia di elementi, espressioni, creature improbabili contornate da elementi cadaverici e spettrali. Per l’epica religiosa invece trionfi di colore, sfondi dorati, ricchezza di dettagli. Al pittore sta il compito di suggerire una dimensione completamente aldilà del mondo tangibile, risvegliare la devozione, suggestionare ed esaltare la divinità.

Seppur bellissime, le locandine moderne non riescono a reggere il paragone con la spettacolare produzione hand made, che è scomparsa gradualmente, lasciando spazio alla produzione seriale. Soprattutto nel caso dei piccoli cinema o delle realtà più isolate, in passato i poster non venivano semplicemente ricevuti e incollati ma dipinti a mano ogni settimana sulla scia di un modello campione. C’è oggi invece un ritorno di fiamma ed ecco che locandine vecchio stile ritornano ad essere protagoniste, una moda rilanciata dal film Once Upon a Time in Mumbaai e seguita anche da Ishaqzaade,  Rockstar e Rowdy Rathore
Pressbook, locandine, lobby cards, cartoline, non è difficile intuire che tanto valore e dedizione solletichino i più selvaggi desideri dei collezionisti. E se ancora è difficile trovare negozi ben organizzati che si discostino dalla tipologia dei mercatini delle pulci, il vero e proprio universo del collezionismo è Ebay, dove si può trovare di tutto.

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